(premessa) Nel consentire la pubblicazione di questo mio lontano scritto richiesto ai tempi dall'amico Silvio Riolfo, ritengo indispensabile precisare che: -al momento ero convinto di non tornare più a vivere a Savona; -il neonato nipotino Nicolò frequenta ora il politecnico di Torino ed a lui si sono aggiunti altri quattro nipoti che mi consentono di considerarmi un pluri-nonno. Un pensiero infine ai carissimi coetanei e fraterni amici Padre Luciano Giacobbe e Padre Damiano Casati recentemente scomparsi e sempre nei nostri cuori. | |
---|---|
Manco da Savona da molti anni, circa trenta, ma non ho mai cessato di amare senza riserve la città dove sono nato, ho studiato, vissuto una meravigliosa giovinezza densa di tutti gli avvenimenti che hanno fatto nascere e sviluppare la nostra giovane Repubblica. Così, appena posso, faccio una visita per rivedere parenti, amici ed ora anche il neonato nipote Nicolò, che mi ha costretto nella schiera dei nonni! Nei miei sogni di esule per lavoro ai primissimi posti il Priamàr (non la fortezza cupa, ma la splendente bellezza del Duomo romanico, le svettanti torri dei castelli di San Giorgio e di Santa Maria, altrimenti che sogno sarebbe?) e Monturbano. E lo stesso scollegamento dalla realtà vive nei miei sogni anche per Monturbano: gli Scolopi, le Scuole Pie, per me questo è Monturbano e non la civica realtà odierna che non voglio, beninteso, contestare in alcun modo; semplicemente voglio dire che non l'ho vissuta e non fa parte dei miei sogni di ragazzo e della mia formazione di uomo. Piccolo ed esile scolaro, dopo le elementari approdai in prima media alle Scuole Pie nel 1948. La simpatica bonomia di Padre Musso mi conquista subito. Il Preside è Padre Oberti, elegantissima figura di Frate con monocolo! Il suo comportamento colpisce la mia fantasia di bambino, ma attenti ragazzi: sembra guardare con distacco e invece ci conosce tutti uno per uno e, quando personalmente consegna ad ognuno la pagella con gli esiti del trimestre, se non sei in riga son dolori.... Vola il tempo e si accavallano i ricordi: seconda e terza media nel segno del burbero (….benefico oserei dire) Padre Benzi. Il nostro omaccione si portava sempre in tasca una piccola pallina di gomma, di quelle completamente piene, fatta per rimbalzare in modo abnorme. Durante il breve intervallo di metà mattina, in nostro tirava fuori la pallina e la lanciava in mezzo alla giovane turba vociante, ed era immediatamente uno sgambare inconsulto di ragazzi urlanti dietro la minipalla: una specie di pazza partita di calcio trenta contro trenta e in quei dieci frenetici minuti ti scaricavi di tutte le tensioni.... Il ginnasio e l'incommensurabile, preziosa, imprevedibile ed illuminata santità di Padre Mazzarello e la dolorosa poetica malinconica del Prof. Avalle. Le gite al Santuario con Padre Mazzarello, Lui sempre in testa, quasi Zatopek, noi a faticare dietro e poi a cantare, perché bisognava cantare, forte e chiaro, per far sapere a tutti che stavano passando i ragazzi delle Scuole Pie. Detto per inciso quando, anni dopo, ho convissuto per diciotto mesi con gli Alpini del Battaglione Feltre, Brigata Cadore, mi sono sorprendentemente scoperto grande animatore di cori durante le marce ed anche di questo devo ringraziare quel caro Padre! Si cresce e si entra al Liceo, tra i grandi, per le partite di calcio impegnative, le partecipazioni ai campionati studenteschi con il Prof. Mac Donald e le indimenticabili lezioni di letteratura e di vita dei Padri Cazzulo e Lazzaroni, il pragmatismo di Padre Giusta, il brio di Padre Mejetta e purtroppo, alla fine del ciclo, la Maturità e la conclusione della prima fase della vita. Il pragmatismo di Padre Giusta! Ora di storia ed interrogazioni sistematicamente eseguite seguendo l'ordine alfabetico del registro di classe: una pacchia per noi abituati alle decimazioni indiscriminate di Padre Cazzulo con tanto di estrazione a sorte! Si preparano di volta in volta soltanto quelli che aspettano di essere interrogati. Un disgraziato giorno l'influenza costringe a casa metà di noi, saltano gli automatismi, l'ordine alfabetico si allunga e vengono pizzicati i primi impreparati. Padre Giusta è imperturbabile ed implacabile e volano voti bassissimi! Ma l'ora scorre velocemente e non c'è più spazio per le interrogazioni. Allora, prima della fatidica campana, il Padre chiede se per caso, in classe, c'è ancora qualcuno che non si è preparato a sufficienza. Alzo timidamente la mano, confidando nell'impunità della sincerità. Padre Giusta mi squadra, “Mi dispiace”, tuona cupo, “avevi otto, ora ti do due e la tua media per questo trimestre è cinque!” Più pragmatico di così.... Ed un ultimo ricordo per due indimenticabili amici: -il mite Giovanni che ha scandito con il suono della campanella tutta l'avventura scolastica della mia generazione. Chi di noi non ricorda il suo sguardo benevolo sotto la visiera della berretta calcata in testa? Così schivo da confondersi con l'arredo della portineria, ma così dignitoso nello svolgere le umili mansioni a lui affidate da superare nello stile il più navigato dei maggiordomi; -il solare, sempre allegro Padre Stefani, con il quale ho diviso il tifo domenicale nel vecchio stadio di Corso Ricci e che in una drammatica tristissima notte ho avuto il privilegio di vegliare salutandolo per l'ultima volta. Strappato a tutti noi da proditorio e banale incidente in montagna ed a tutti noi carissimo, perché il più giovane di tutti i Frati di Monturbano, resta nella memoria un ragazzo come noi allora, con i nostri ideali e le nostre speranze. Qui chiudo e non è una chiusura dolorosa o malinconica, è soltanto la succitata descrizione di quello che è accaduto a me ed ai miei compagni di scuola in una lontana stagione che per noi ha il sapore dolce e nostalgico della giovinezza, stagione consapevolmente vissuta, così bella ed indimenticabile da ritornare nei sogni più belli, dove il Priamàr è quello dei nostri antenati del libero Comune, e Monturbano è soltanto “Le Scuole Pie”. Sergio Pennone ai suoi compagni di scuola il mese di Marzo del 1996 |